Il passero solitario
Come il passero solitario effonde il suo canto con tutto se stesso, così una suora, in tre note di un organo, che fa risuonare nel silenzio del convento,
rivela un segreto desiderio di evasione, sepolto nel cuore.
Tu nella torre avita (1),
passero solitario,
tenti la tua tastiera,
come nel santuario
monaca prigioniera
l'organo, a fior di dita; (2)
che pallida, fugace,
stupì (3) tre note, chiuse
nell'organo, tre sole,
in un istante effuse,
tre come tre parole
ch'ella ha sepolte, in pace. (4)
Da un ermo santuario
che sa di morto incenso
nelle grandi arche vuote, (5)
di tra un silenzio immenso
mandi (6) le tue tre note,
spirito solitario.(7)
1) Riferimento a Leopardi.
2) Cerchi i suoni del canto, come la monaca quelli di una melodia, toccando i tasti dell'organo.
3) Le note sembrano stupirsi di uscire dall'organo.
4) Sono i voti di castità, obbedienza e povertà.
5) Grandi come tombe monumentali di pietra.
6) Al cielo.
7) La monaca, come il passero.
Stoppia
Dov'è, campo, il brusìo della maretta (1)
quando rabbrividivi (2) ai libeccioli? (3)
Ti resta qualche fior d'erba cornetta, (4)
i fiordalisi, i rosolacci soli. (5)
E nel silenzio del mattino azzurro
cercano in vano il solito sussurro;
mentre nell'aia, là, del contadino
trébbiano nel silenzio del mattino.
Dov'è, campo, il tuo mare ampio e tranquillo,
col tenue vel di reste (6), ai pleniluni?
Pei nudi solchi trilla trilla il grillo,
lucciole vanno per i solchi bruni.
E nella sera, con ansar di lampo, (7)
cercano il grano nel deserto campo;
mentre tuttora, là, dalla riviera (8)
romba il mulino nella dolce sera.
1) Il mare leggermente agitato, il cui fruscio è simile a quello del grano mosso dal vento. La metafora la si trova anche nel Poliziano.
2) Il grano mosso dal vento, sembra scosso da lunghi brividi.
3) Il Libeccio, vento di Sud-est, detto anche "Garbino".
4) Un'erba dalle foglie pennate e dai fiori gialli, raccolti in ombrello, detta anche coronilla.
5) Papaveri selvatici.
6) Gli steli delle spighe.
7) La luce intermittente delle lucciole sembra il breve scintillio dei lampi.
8) Fiume.
L'assiuolo
Dov'era la luna? ché il cielo
notava in un'alba di perla,(1)
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.
Venivamo soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù;
veniva una voce dai campi:
chiù (2)
Le stelle luccicavano rare
tra mezzo alla nebbia di latte: (3)
sentivo il cullare del mare,
sentivo un fru fru (4) tra le fratte (5);
sentivo nel cuore un sussulto,
com'eco d'un grido che fu.(6)
Sonava lontano il singulto:
chiù...
Su tutte le lucide vette (7)
tremava un sospiro di vento:
squassavano le cavallette
finissimi sistri d'argento (8)
(tintinni a invisibili porte
che forse non s'aprono più?...)(9)
e c'era quel pianto di morte...
chiù...
1) La luna stava per mostrarsi, perchè nel cielo si diffondeva un lieve chiarore; "notava" sta per "nuotava" come appunto se il cielo fosse immerso nel chiarore lunare.
2) è il verso dell'assiolo, piccolo uccello rapace notturno, simile al gufo.
3) L'alone luminoso della luna.
4) Fruscio misterioso.
5) Cespugli.
6) Un ricordo di un dolore che sembrava placato e che risorge al richiamo delle voci notturne.
7) Le cime degli alberi illuminate dalla luna.
8) Le cavallette, scuotendo le ali, producevano un suono argentino come quello dei sistri (antico strumento musicale egiziano, proprio del culto di Iside, formato da piccole lamine metalliche che venivano percosse come una verga piegata a U).
9) Quelle della morte. Il culto a Iside prometteva la resurrezione dopo la morte.
Temporale
Un bubbolìo lontano... (1)
Rosseggia l'orizzonte, (2)
come affocato (3), a mare:
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero (4) un casolare:
un'ala di gabbiano.
1) è il brontolio del tuono.
2) Per i lampi.
3) Infuocato.
4) Delle nubi temporalesche.
Dopo l'acquazzone
Cessato il temporale, il paese sembra avere una nuova luce e la vita riprende operosa: anche il cimitero sembra meno cupo e doloroso. Il tema leopardiano della "Quiete dopo la tempesta" (l'unica felicità possibile è il momento di vitalità tra un dolore che finisce e un altro inevitabilmente successivo) è qui risolto nella meraviglia per la nuova bellezza della natura e in una vaga serenità, velata dalla consueta immagine del cimitero.
Passò strosciando (1) e sibilando il nero
nembo: or la chiesa squilla (2); il tetto, rosso
luccica; un fresco odor dal cimitero
viene, di bosso.
Presso la chiesa; mentre la sua voce (3)
tintinna, canta, a onde lunghe romba; (4)
ruzza uno stuolo, (5) ed alla grande croce
tornano a bomba. (6)
Un vel di pioggia vela l'orizzonte;
ma il cimitero, sotto il ciel sereno,
placido olezza: va da monte a monte
l'arcobaleno.
1) è lo strepito della pioggia che cade violenta.
2) Le campane della chiesa.
3) Quella delle campane.
4) Il susseguirsi delle sillabe che passano a suoni larghi e cupi
(-tin, -on, -lun, -rom) riproduce il suono delle campane.
5) Un gruppo di bambini gioca rincorrendosi.
6) I bambini cercando di tornare al punto di partenza, senza farsi prendere.
Pioggia
Cantava al buio (1) d'aia in aia il gallo.
E gracidò nel bosco la cornacchia:
il sole si mostrava a finestrelle. (2)
Il sol dorò la nebbia della macchia,
poi si nascose; e piovve a catinelle.
Poi tra il cantare delle raganelle
guizzò sui campi un raggio lungo e giallo.
Stupìano i rondinotti dell'estate
di quel sottile scendere di spille: (3)
era un brusìo con languide sorsate (4)
e chiazze larghe e picchi (5) a mille e mille;
poi singhiozzi, e gocciar rado di stille:
di stille d'oro in coppe di cristallo. (6)
1) Al crepuscolo dell'alba.
2) Tra le nuvole dove il sole fa capolino.
3) La pioggia cade sottile, minuta e pungente come aghi.
4) Gli scrosci più ampi di pioggia, come se la terra li bevesse inebriata.
5) Il picchettio di gocce più minute.
6) I raggi del sole che si infrangono nelle gocce, come su un vetro.
Sera d'ottobre
Lungo la strada vedi su la siepe
ridere (1) a mazzi le vermiglie bacche;
nei campi arati tornano al presepe (2)
tarde le vacche.
Vien per la strada un povero che il lento
passa tra foglie stridule (3) trascina:
nei campi intuona una fanciulla al vento:
Fiore di spina!...(4)
1) Risplendere di colori.
2) Alla stalla.
3) Perchè sono secche.
4) è la fanciulla che intona lo stornello.
Ultimo canto
La malinconia che si leva dalla campagna autunnale al crepuscolo sembra concretizzarsi nel canto della sfogliatrice, che richiama il destino dell'uomo.
Solo quel campo, dove (1) io volga lento
l'occhio, biondeggia di pannocchie ancora,
e il solicello (2) vi si trascolora. (3)
Fragile (4) passa fra' cartocci (5) il vento:
uno stormo di passeri s'invola:
nel cielo è un gran pallore di viola.
Canta una sfogliatrice (6) a piena gola:
Amor comincia con canti e con suoni
e poi finisce con lacrime al cuore.(7)
1) Dovunque.
2) Sole pallido.
3) Vi cambia colore.
4) Con lieve fruscio.
5) Le foglie che avvolgono le pannocchie.
6) Chi lavava le foglie alle pannocchie di granoturco.
7) Il canto della donna è la rielaborazione di un canto popolare marchigiano: "L'amor comenza con soni e con canti/poi finisce con lagrime e con pianti/l'amor comenza con canti e con soni/e po' finisce con lagrime al core".
Il piccolo bucato
Pochi panni stesi ad asciugare suscitano una serie di impressioni autunnali che fondono il senso della morte (gli alberi spogli, il vento che urla, il tugurio triste come tomba) con immagini di vita (un corrediono che ride sui cespugli, una nenia e quindi un bimbo che s'addormenta). I versi, intonati su un registro stridulo o aspramente sonoro, assumono spesso un valore imitativo del rumore del vento.
Come tetra la sizza (1) che combatte (2)
gli alberi brulli e fa schioccar le rame
secche, e sottile fischia tra le fratte! (3)
Sur una fratta (o forse è un biancor d'ale?)
un corredino ride in quel marame: (4)
fascie, bavagli, un piccolo guanciale.
Ad ogni soffio del rovaio (5) , che romba,
le fascie si disvincolano lente;
e da un tugurio triste come tomba
giunge una nenia, lunga, paziente.
1) Vento di tramontana.
2) Scuote.
3) Cespugli. (un tempo, in campagna, il bucato si metteva ad asciugare sui cespugli)
4) Cose alla rinfusa: è la natura, scompigliata dal vento.
5) Altro nome del vento di tramontana.
Novembre
Un giorno sereno di novembre richiama l'immagine della primavera e riporta quasi il profumo degli albicocchi in fiore; ma l'illusione è breve, perchè i rami sono spogli, il cielo senza voli e nel silenzio s'addensano impressioni malinconiche. Traspare dalle cose il consueto senso della morte che, nel finale, sembra identificarsi con l'autunno.
Gemmea l'aria (1), il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo (2) l'odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame (3) segnano il sereno, (4)
e vuoto è il cielo, e cavo al piè sonante (5)
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, dai giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. è l'estate,
fredda, dei morti. (6)
1) Limpida e fredda come una gemma.
2) Il biancospino.
3) L'intrico dei rami spogli.
4) Il cielo.
5) Il terreno ghiacciato risuona sotto il piede come fosse cavo.
6) Si fondono due date: il 2 Novembre dedicato ai defunti e l'11 Novembre, la cosiddetta estate di San Martino che comprende alcuni giorni attorno alla ricorrenza di San Martino, caratterizzati da bel tempo e mite temperatura.
Il fiume
Il poeta segue con la fantasia il corso di un fiume che si muta nello scorrere della vita umana: la sorgente con le sue immagini festose diventa la giovinezza mentre la foce dove l'acqua del mare assorbe e cancella quella del fiume, richiama la morte. E come l'acqua della sorgente è la stessa della foce, così morte e vita sono ugualmente presenti nella nostra esistenza.
Fiume che là specchiasti un casolare
co' suoi rossi garofani, qua mura
d'erme (1) castella, e tremula verzura; (2)
eccoti giunto al fragoroso mare:
ed ecco i flutti verso te balzare
su dall'interminabile pianura,
in larghe file; e nella riva oscura
questa si frange, e quella in alto appare; (3)
tituba e croscia. (4) E là donde tu lieto,
di sasso in sasso, al piè d'una betulla,
sgorghi sonoro tra le brevi sponde; (5)
a un po' d'auretta scricchiola il canneto,
fruscia il castagno, e forse una fanciulla
sogna a quell'ombre, al mormorio dell'onde.
1) Solitarie.
2) Piante mosse dal vento.
3) Mentre una fila di onde si frange, un'altra si solleva prima di abbattersi sulla riva.
4) Sta un attimo sollevata come esitando e poi cade scrosciando.
5) è ancora un ruscello.
Lo stornello
Una fanciulla ascolta a tarda sera un canto lontano che riassume il suo stato d'animo di solitudine e di malinconia: attorno è il grande silenzio della campagna che sembra caricarsi della medesima tristezza e del senso della vanità della vita.
- Sospira e piange, e bagna le lenzuola
la bella figlia, quando rifà il letto, - (1)
tale alcuno comincia un suo rispetto: (2)
trema nell'aurea (3) notte ogni parola;
e sfiora i bossi (4), quasi arguta (5) spola,
l'aura con un bruire (6) esile e schietto:
- e si rimira il suo candido petto,
e le rincresce avere a dormir sola. -
Solo, là (7) dalla siepe, è il casolare;
nel casolare sta la bianca figlia;
la bianca figlia il puro ciel rimira.
Lo vuole, a stella a stella, essa contare;
ma il ciel cammina, (8) e la brezza bisbiglia,
e quegli canta, e il cuor piange e sospira.
1) Pensando a chi l'ha lasciata sola.
2) Il rispetto è un canto popolare di contenuto amoroso.
3) Per il brillare della Luna e delle stelle.
4) Arbusti sempreverdi.
5) Dal suono acuto.
6) Rumore lieve.
7) Al di là.
8) Gli astri sorgono e tramontano.
Pieve
Giorno d'arrivi il tuo, san Benedetto: (1)
ecco una prima rondine che svola.
E trova i pioppi nella vale dola,
la grande pieve (2), il nido piccoletto.
Razzano (3) i vetri; l'occhio del coretto (4)
nereggia (5) sotto un ciuffo di viola: (6)
ecco la cigolante banderuola,(7)
gli embrici raggi (8) del loquace tetto.(9)
E di saluti sonano le gronde
e il chiuso, (10) dove il cielo è vaporato (11)
da un rosseggiar di peschi e d'albicocchi.
E la rondine stridula risponde
aliando (12) con lievi ombre: sul prato
le segue un cane co' fuggevoli occhi.
1) Il 21 marzo, l'inizio della primavera; un proverbio dice: "San Benedetto, la rondine sul tetto".
2) La chiesa parrochiale.
3) Brillano per i riflessi del Sole.
4) Piccola finestra circolare del coro della chiesa.
5) Perchè dentro, nella chiesa, è buio.
6) Perchè le viole sono cresciute in un po' di terra depositatasi in qualche fessura.
7) Lastra metallica girevole, posta su un tetto o un campanile per indicare la direzione del vento.
8) D'un rosso ruggine.
9) Per i trilli degli uccelli.
10) I campi recintati.
11) è sfumato dai petali rosati degli alberi in fiore.
12) Svolazzando.
In chiesa
Sciama con un ronzio d'api la gente (1)
dalla chiesetta in sul colle selvaggio; (2)
e per la sera limpida di maggio
vanno le donne, a schiera, lente lente:
e passano tra l'alta erba stridente (3)
e pare una fiorita il lor passaggio: (4)
le attende a valle tacito il villaggio
con le capanne chiuse e sonnolente.
Ma la chiesetta ancor nell'alto svaria (5)
tra le betulle, e il tetto d'un intenso
rossor sfavilla nel silenzio alpestre.
Il rombo delle pie laudi nell'aria
palpita ancora; un lieve odor d'incenso
sperdesi tra le mente e le ginestre.
1) Si disperde chiacchierando.
2) Ricoperto da un bosco (selva).
3) Piena di fruscii.
4) Fioritura.
5) Fa una macchia di color diverso.
Germoglio
In primavera spuntano i germogli che poi daranno fiori e frutti, ma in autunno di tanta vitalità restano solo foglie secche e la desolazione della natura. Allo stesso modo i nostri sogni sorgono pieni di promesse, ma sono anch'essi soggetti alle leggi della vita e quindi destinati a perire.
La scabra vite che il lichene ingromma (1)
come di gialla ruggine, germoglia:
spuntar vidi una, lucida di gomma,(2)
piccola foglia.
Al solo che brilla in mezzo a gli umidicci
solchi anche l'olmo screpolato muove: (3)
medita, (4) il vecchio (5), rame (6), pei viticci
nuovi, pur nuove:
cui (7) tremolando cercano coi lenti
viticci i tralci a foglie (8) color rame,
mentre su loro tremolano ai venti
anche le rame.(9)
Da qual profonda cavità (10) m'ha scosso
il canto dell'aereo cuculo?
fiorisce a spiga per le prode il rosso
pandicuculo? (11)
è del fior d'uva questa ambra (12) che sento
o una lieve traccia di viole?
dove si vede il grappolo d'argento (13)
splendere al sole?
grappolo verde e pendulo, che invaia (14)
alle prime acque fumide (15) d'agosto,
quando il villano sente sopra l'aia
piovere mosto: (16)
mosto che cupo brontola e tra nere
ombre sospira e canta San Martino, (17)
allor che singultando (18) nel bicchiere
sdrucciola vino;
vino che rosso avanti il focolare
brilla, al fischiare della tramontana,
che giunge come un fragoroso mare
e s'allontana
simile a sogno (19): quando su le strade
volano foglie cui persegue (20) il cuore
simile a sogno; quando tutto cade,
stingesi, e muore.
Muore? Anche un sogno, che sognai! Germoglia
la scabra vite che il lichene ingromma:
spunta da un nodo (21) una lanosa foglia
molle di gomma.
1) Incrosta con macchie simili a quelle delle gomma.
2) Perchè i germogli sono circondati da un umore gommoso.
3) Inizia a germogliare.
4) Come se lo sviluppo delle gemme fosse una decisione dell'albero.
5) L'olmo screpolato.
6) Rami.
7) Che (si riferisce a "rame").
8) Delle foglie.
9) I rami dell'olmo.
10) Da qual sogno segreto.
11) Sorta di orchidea che fiorisce in primavera, quando torna a cantare il cuculo.
12) Profumo.
13) Perchè non è ancora maturo.
14) Nereggia.
15) Fumanti.
16) Perchè le piogge d'agosto gli assicureranno una ricca vendemmia. è un proverbio raccolto da Giusti: "Quando piove d'agosto, piove miele e piove mosto".
17) è il fruscio della fermentazione del mosto che sembra salutare l'autunno.
18) Frizza nel bicchiere.
19) Il vento viene e si allontana rapido, come i sogni che ci investono e subito svaniscono.
20) Che insegue (si sovrappone l'immagine delle foglie portate dal vento e quella dei sogni che s'inseguono vanamente).
21) Un'escrescenza sul tralcio della vite.
Benedizione
Dopo i vespri, il parroco del paese passa per le strade, unendo tutti, buoni e cattivi, nella medesima benedizione.
è la sera: piano piano
passa il prete paziente,
salutando della (1) mano
ciò che vede e ciò che sente.
Tutti e tutto il buon piovano
benedice santamente;
anche il loglio, (2) là, nel grano;
qua, ne' fiori, anche il serpente.
Ogni ramo, ogni uccellino
sì del bosco e sì del tetto,
nel passare ha benedetto;
anche il falco, anche il falchetto
nero in mezzo al ciel turchino,
anche il corvo, anche il becchino,
poverino,
che lassù nel cimitero
raspa raspa (3) il giorno intiero.
1) Con la.
2) Erba in cui si annida un fungo che la rende velenosa; è un ricordo di un famoso passo evangelico.
3) Scava le fosse.
Con gli angioli
In un crepuscolo primaverile una fanciulla cuce il suo abito di sposa e a un tratto sorride, forse per una sua gioia segreta. La poesia è ispirata a un detto romagnolo: quando qualcuno ride da sé senza ragione, gli si dice: "Ridi con gli angeli?"
Erano in fiore i lilla (1) e l'ulivelle; (2)
ella cuciva l'abito di sposa:
né l'aria ancora aprìa bocci di stelle, (3)
né s'era chiusa foglia di mimosa; (4)
quand'ella rise; rise, o rondinelle
nere, improvvisa: ma con chi? di cosa?
rise, così, con gli angioli; con quelle
nuvole d'oro, nuvole di rosa.
1) Arboscello con fiori violacei o bianchi, detto anche "serenella".
2) Arbusti con fiori rosei e bacche rosse.
3) Nel cielo non erano ancora comparse le prime stelle.
4) Una pianta le cui foglie, al calare della sera, si piegano come se si chiudessero.
Il mendico
Mangiando il suo tozzo di pane e bevendo acqua un mendicante li trasforma con la fantasia in carne e vino e muta lo squallore del luogo in un mondo quasi fiabesco. La lirica allude alla necessità dei sogni per velare l'amarezza del mondo.
Presso il rudere un pezzente
cena tra le due fontane:
pane alterna egli col pane, (1)
volti gli occhi all'occidente.
Fa un incanto nella mente:
carne è fatto, ecco, l'un pane.
Tra il gracchiare delle rane
sciala il mago sapiente.
Sorge e beve alle due fonti:
chiara beve acqua nell'una,
ma nell'altra un dolce vino.
Giace (2) e guarda: sopra i monti
sparge il lume della luna;
getta l'arti al ciel turchino, (3)
baldacchino
di mirabile lavoro,
ch'ei trapunta a stelle d'oro.
1) Non ha altro da mangiare che pane.
2) Si sdraia sull'erba.
3) Fa un sortilegio al cielo che trasforma in un baldacchino trapunto di stelle.
Mare
Il paesaggio marino allude al mistero che ci avvolge: ecco infatti che il moto e il sospiro delle onde, le stelle che nascono e tramontano, il soffio del vento e la luce della luna, quasi un ponte d'argento verso un mondo sconosciuto.
M'affaccio alla finestra, e vedo il mare:
vanno le stelle (1), tremolano le onde.
Vedo stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde. (2)
Ecco sospira l'acqua, alita il vento:
sul mare è apparso un bel ponte d'argento.
Ponte gettato sui laghi sereni, (3)
per chi dunque sei fatto e dove meni?
1) Sorgono e tramontano.
2) Un rapido brillo del cielo, un breve tremolio nell'acqua.
3) Distese d'acqua.
A nanna
Il chiacchierio dei bimbi sembra un'arnia ronzante finchè la nonna non racconta una novella: i nipotini a poco a poco si addormentano, ma nel sogno ritrovano il mondo incantato della fiaba.
Come un rombo d'arnia suona
tra il cricchiar (1) della mortella. (2)
Nonna, è detta la corona: (3)
nonna, or dì la tua novella.
Ella dice, ell'è pur buona,
la più lunga, la più bella:
- Sola (O Dio! bubbola e tuona!) (4)
sola va la reginella.
Ecco un lume, una stellina,
ma lontanamente, appare.
Via, conviene andare andare.
Va e va - Ma ciondolare
già comincia una testina;
due sonnecchiano; cammina (5)
che cammina,
e le (6) son tutte arrivate:
sono in collo delle fate.
1) Scricchiolare.
2) Mirto.
3) Abbiamo già recitato il rosario.
4) è il brontolio di un temporale che si avvicina.
5) Riferito al "Va e va": è la fiaba che ritorna nel sogno.
6) In correlazione a "testina": i bambini si addormentano e nel sogno giungono al mondo delle fate.
Il piccolo aratore
è quasi un indovinello in versi che continua nella lirica seguente: lo scolaretto che scrive è un piccolo aratore e come questo traccia faticosamente i solchi, così quello riga il foglio con le linee della scrittura. Allo stesso modo il ragazzo che legge (la poesia successiva "Il piccolo mietitore") diventa il contadinello che stringe in fasci le spighe, come il lettore raduna le parole nella frase. Le varie azioni del leggere e dello scrivere sono adombrate continuamente dalle diverse operazioni della mietitura e dell'aratura, con un virtuosismo ingegnoso.
Scrive... (la nonna ammira) : ara bel bello (1)
guida l'aratro (2) con la mano lenta;
semina (3) col suo piccolo marrello: (4)
il campo è bianco, (5) nera la sementa.(6)
D'inverno(7) egli ara: la sementa nera
d'inverno spunta, sfronza a primavera; (8)
fiorisce, ed ecco, il primo tuon di Marzo
rotola in aria, e il serpe esce dal balzo. (9)
1) Le linee della scrittura procedono come i solchi quando si ara.
2) La penna.
3) Traccia le lettere.
4) La marra che penetra la terra è il pennino che solca di segni la pagina.
5) La pagina su cui scrive è bianca; la sementa, ovvero le parole, sono tracciate con inchiostro nero.
6) L'inchiostro.
7) Lo scolaro studia tutto l'inverno e avrà i suoi frutti nella tarda primavera, alla conclusione dell'anno scolastico.
8) Mette gemme e fronde.
9) In primavera il ragazzo può uscire felice tra i campi.
Il Pascoli ha fuso due proverbi toscani: "Al primo tuon di marzo escono fuori tutte le serpi" e "Marzo, la serpe esce dal balzo".
Il piccolo mietitore
Legge... (la nonna ammira): ecco il campetto
bianco di grano nero in lunghe righe: (1)
esso tutt'occhi, con il suo falcetto (2)
a una a una miete quelle spighe;
miete, e le spighe restano pur quelle: (3)
miete e lega coi denti (4) le mannelle; (5)
e le mannelle di tra i denti suoi
parlano... come noi, meglio di noi. (6)
1) Il foglio bianco con le righe nere delle parole.
2) La lingua che pronuncia le parole.
3) Leggendo, le righe non si cancellano.
4) Pronuncia chiaramente.
5) Le mannelle sono un piccolo fascio di spighe; qui stanno a significare frasi formate da più parole.
6) Pronunciate dal bambino, le parole scrutano nella realtà più profondamente che nei discorsi degli adulti.
Nota di Lunaria: questo concetto, la "supremazia" dell'infanzia, o dell'adulto-bambino, nei confronti dell'età adulta si lega chiaramente al "Fanciullino" pascoliano, ma anche al concetto di Gesù, secondo il quale, per entrare nel regno dei cieli, bisogna essere come dei bambini.
Notte
A tarda notte, nel paese, molte ragazze stanno ancora lavorando all'arcolaio, sognando un mondo meraviglioso.
Siedon fanciulle ad arcolai ronzanti,
e la lucerna i biondi capi indora:
i biondi capi, i neri occhi stellanti, (1)
volgono alla finestra ad ora ad ora:
attendon (2) esse a cavalieri erranti
che varcano la tenebra sonora? (3)
Parlan d'amore, di cortesie, d'incanti:
così parlando aspettano l'aurora.
1) Luminosi come stelle.
2) Pensano sognando.
3) Per il galoppo dei cavalli.
Paese notturno
Nell'oscurità della notte, le cose assumono aspetti paurosi e sembrano diventare parvenze illusorie, anche la Luna che sorge rivela soltanto cupe figure. La lirica è pervasa da una tensione simbolica che alla fine culmina nell'immagine della sfinge, simbolo del mistero della vita, caro al gusto del Decadentismo.
Capanne e stolli (1) ed alberi alla luna
sono, od un tempio dell'antico Anubi, (2)
fosca rovina? Stampano una bruna
orma le nubi
su la campagna, e più profonda e piena
la notte preme (3) le macerie strane,
chiuse allo sguardo, (4) dove alla catena
uggiola un cane.
Ecco la falce d'oro (5) all'orizzonte:
due nere guglie (6) a man man dipinge,
indi non so che candido. Una fronte
bianca di sfinge?
1) I pali attorno a cui si accumula il fieno.
2) Divinità egiziana che guidava i morti.
3) Grava.
4) Che nella notte non si possono distinguere.
5) Della Luna.
6) Come rivela la prima stesura, sono in realtà due cipressi.
Rammarico
Un momento di malinconia, al tramonto, fa pensare al Poeta che la vita è solo un passaggo dalla nascita alla morte, come il giorno è un breve periodo dall'alba al tramonto. Non resta che la nostalgia dei sogni giovanili e la consapevolezza che le speranze sono sempre destinate a svanire, come il sogno d'amore di Giulietta e Romeo.
Chi questo nuovo pianto in cuor mi pone?
Verso Occidente, (1) o dolce madre Aurora, (2)
da te lontano la mia vita è corsa.
Il cielo s'alza (3) e tutto trascolora;
passano stelle e stelle in lenta corsa;
emerge dall'azzurro la grand'Orsa,
e sta nell'arme fulgido Orione. (4)
Come più lieta la tua vista, (5) quando
un poco accenni delle rosee dita; (6)
e la greggia s'avvia scampanellando,
esce il bifolco e rauco i bovi incita,
canta lassù la lodola - apparita
ecco Giulietta, e piange, al suo balcone!- (7)
1) Verso il tramonto e simbolicamente verso la morte.
2) Datrice di vita, perchè indica il sorgere del sole, e con valore simbolico, la giovinezza.
3) Di sera, la volta del cielo sembra più fonda.
4) Nell'antica astrologia, la costellazione di Orione era rappresentata come un eroe armato.
5) Dell'aurora, dopo le tenebre della notte.
6) Epiteto omerico.
7) Il canto dell'allodola che annuncia il mattino, avverte Giulietta che è anche l'ora di separarsi da Romeo, e la fanciulla a quel canto si dispera.
Sogno
Il Poeta sogna di tornare a San Mauro e ritrova tutto come un tempo, quando era giovane e la famiglia era ancora unita; ma nel sogno la madre non gli appare. Sul ricordo si stende l'amarezza del presente, la coscienza che i famigliari sono morti e la stanchezza per il cammino troppo faticoso della vita: sogno e realtà si fondono con rapidi passaggi.
Per un attimo fui nel mio villaggio,
nella mia casa. Nulla era mutato.
Stanco tornavo, come da un viaggio;
stanco, al mio padre, ai morti, ero tornato.
Sentivo una gran gioia, una gran pena;
una dolcezza ed un'angoscia muta.
- Mamma? - è là che ti scalda un po' di cena -
Povera mamma! e lei, non l'ho veduta. (1)
1) Quando la madre morì, il Poeta era in collegio a Urbino.
I gattici
Guardando gli alberi spogli nella nebbia autunnale, il poeta pensa alla primavera: di tanta vivacità non restano che pioggia e vento e al posto dei fiori primaverili non c'è che il crisantemo, ornamento dei cimiteri. I sogni e le speranze giovanili sfioriscono rapidamente e ci rimane soltanto la morte; e come il vento d'autunno era lo stesso di primavera, così vita e morte, illusione e delusione sono ugualmente presenti nel corso dell'esistenza.
E vi rivedo, o gattici d'argento, (1)
brulli in questa giornata sementina: (2)
e pigra ancor la nebbia mattutina
sfuma dorata (3) intorno ogni sarmento.
Già (4) vi schiudea le gemme questo vento
che queste foglie gialle ora mulina;
e io che al tempo allor gridai, Cammina,
ora (5) gocciare il pianto in cuor mi sento.
Ora, le nevi inerti sopra i monti,
e le squallide pioggie, e le lunghe ire
del rovaio (6) che a notte urta le porte,
e i brevi dì che paiono tramonti (7)
infiniti, e il vanire e lo sfiorire,(8)
e i crisantemi, il fiore della morte.(9)
1) I pioppi bianchi, le cui foglie nella pagina inferiore hanno riflessi argentei.
2) Adatta per la semina.
3) Per i riflessi del Sole.
4) In primavera.
5) D'autunno.
6) I soffi irosi del vento di tramontana.
7) Perchè sono nebbiosi, con una luce pallida come di tramonto.
8) Le cose sembrano dissolversi nella tristezza autunnale.
9) Perchè fioriscono verso il giorno dei Morti (2 novembre) e sono ornamento tradizionale delle tombe.
La siepe
Qualche bacca sui nudi ramicelli
del biancospino trema nel viale
gelido: il suol rintrona, (1) andando, quale
per tardi passi il marmo degli avelli.
Le pasce (2) il piccol re, (3) re degli uccelli
ed altra gente piccola e vocale. (4)
S'odono a sera lievi frulli d'ale,
via, quando giunge un volo di monelli.
Anch'io (5) ; ricordo, ma passò stagione;
quelle bacche a gli uccelli della frasca
invidiavo, (6) e le purpuree more,
e l'ala, i cieli, i boschi, la canzone:
i boschi antichi, ove una foglia casca,
muta, per ogni battito di cuore.
1) Il terreno gelido risuona sotto il piede quasi fosse cavo, come una tomba.
2) Se ne ciba.
3) Lo scricciolo, detto anche reattino o piccolo re.
4) I bambini.
5) Anche il Poeta correva un tempo felice tra gli altri ragazzi.
6) Contendevo, toglievo. Ha però anche il significato usuale di "invidiare".
Il nido
è un altro momento autunnale che prendo rilievo da pochi particolari: un nido vuoto, una piuma su un ramo scheletrito, il gemito del vento. Come l'esultanza della primavera s'è mutata nella tristezza dell'autunno, così le speranze e i sogni dell'uomo sono destinati a sfiorire, anche se non potremo mai rinunciare completamente ad essi.
Dal selvaggio (1) rosaio scheletrito
penzola un nido. Come, a primavera,
ne prorompeva empiendo la riviera (2)
il cinguettìo del garrulo convito! (3)
Or v'è sola una piuma, che all'invito (4)
del vento esita, palpita leggiera;
qual sogno antico in anima severa,
fuggente sempre e non ancor fuggito: (5)
e già l'occhio (6) dal cielo ora si toglie;
dal cielo dove un ultimo concento (7)
salì raggiando (8) e dileguò nell'aria;
e si figge alla terra, in cui le foglie
putride stanno, mentre a onde il vento
piange nella campagna solitaria.
1) Selvatico, non di giardino.
2) La riva del fiume.
3) Il banchetto degli uccellini.
4) Al soffio.
5) Che sfiorisce rapidamente ma al quale non vi vorrebbe rinunciare.
6) Del Poeta che guarda la scena.
7) L'ultimo canto degli uccelli prima di emigrare.
8) Irradiandosi.
Il ponte
L'acqua che scorre sotto un ponte, mentre sorge la luna, lo indirizza al consueto simbolismo: la vita è come un fiume che da una sorgente ignota scorre verso una fine altrettanto ignota, e nel mormorio dell'acqua contro il ponte c'è come un pianto per l'oscurità del nostro destino.
La glauca (1) luna lista (2) l'orizzonte
e scopre i campi nella notte occulti
e il fiume errante. In suono di singulti
l'onda si rompe al solitario ponte.
Dove il mar, che lo chiama? e dove il fonte, (3)
ch'esita (4) mormorando tra i virgulti?
Il fiume (5) va con lucidi sussulti
al mare ignoto dall'ignoto monte. (6)
Spunta la luna: a lei sorgono intenti
gli alti cipressi dalla spiaggia triste,
muovendo (7) insieme come un pio sussurro.
Sostano, biancheggiando, le fluenti
nubi, a lei volte, che salìan non viste ( 8 )
le infinite scalèe del tempio azzurro. (9)
1) Celeste, tendente al verde.
2) Rileva i contorni dell'orizzonte.
3) La sorgente.
4) Sgorga lentamente, a intervalli, come se esitasse.
5) Qui è il corso dell'esistenza.
6) La foce è la morte e il monte con la sorgente diventa l'immagine della vita che nasce: morte e vita sono avvolte ugualmente dall'"ignoto".
7) Per il vento che li agita.
8) Perchè prima della Luna l'oscurità era più fonda.
9) Del cielo.
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