La sirena






Il fischio di una nave che si allontana diventa il canto di sirene lusingatrici. Ma l'emigrante che parte e vede scomparire i luoghi più cari torna col pensiero ai luoghi domestici, con la consapevolezza che niente può pagare la felicità delle piccole cose quotidiane.

La sera, fra il sussurrìo lento
dell'acqua che succhia la rena, (1)
del mare nebbioso un lamento
si leva: il tuo canto, o Sirena.

E sembra che salga, che salga,
poi rompa in un gemito grave.
E l'onda sospira tra l'alga,
e passa una larva di nave: (2)

un'ombra di nave che sfuma
nel grigio, ove muore quel grido;
che porta con sé, nella bruma,
dei cuori che tornano al lido: (3)

al lido che fugge, che scese (4)
già nella caligine, via;
che porta via tutto, (5) le chiese
che suonano l'avemaria,

le case che su per la balza
nel grigio traspaiono appena,
e l'ombra del fumo che s'alza
tra forse il brusìo della cena.


1) Trascina via.
2) Fantasma di nave, tra la nebbia.
3) Dei cuori che ritornano col desiderio della terra che hanno lasciato. Il Nava ricorda le famose terzine dantesche: "Era già l'ora che volge il desio..." (Purg. VIII 1-6)
4) è avvolto nella nebbia.
5) Impedisce di vedere, perchè è troppo lontano dalla nave.