Il castagno






La lirica tesse le lodi del castagno che mette tardi le foglie e i fiori, ma poi offre un'ombra soave a ai primi freddi "dona i dolci ai poveri, il cibo ai lavoratori, la legna al focolare, il letto alle bestie". Francesco Pellegrini, cui il poemetto è dedicato, fu un collega del Poeta, insegnante all'Accademia navale di Livorno.

I

Quando sfioriva e rinverdiva il melo, (1)
quando s'apriva il fiore del cotogno,
il greppo, (2) azzurro, somigliava un cielo
visto nel sogno;

brullo (3) io te vidi; e già per ogni ripa
erano colte tutte le viole,
tu lasciavi ai cesti ed alla stipa
tutto il tuo sole; (4)

e, pio castagno, i rami dalla bruma
ancora appena e dal nevischio vivi, (5)
a mano a mano d'una lieve spuma
verde (6) coprivi.

Ma poi, vedendo sotto il fascio greve
le montanine tergersi la fronte,
tu che le sai (7) da quando per la neve
scendono il monte, (8)

ecco, pietoso tu di lor, tessesti
lungo i torrenti, all'orlo dei burroni,
una fredda ombra, che gemé di mesti
cannareccioni.(9)
 


1) Le foglie del melo spuntano in maggio quando già cadono i fiori.
2) Il pendio della collina, coperto di fiori azzurri.
3) Il castagno fiorisce a giugno inoltrato, dopo gli altri alberi.
4) Non avendo ancora le foglie, non poteva trattenere il sole, che così poteva illuminare, ai suoi piedi, i ciuffi d'erba (cesti) e gli arbusti (stipa).
5) Sopravvissuti.
6) Le prime gemme.
7) Le hai conosciute.
8) Lasciano i pascoli montani per trasferirsi nei paesi del fondovalle.
9) Uccelli che vivono di preferenza sulle rive dei fiumi, dal verso forte e malinconico.


II

E qualche cosa già nell'aspro cardo
chiuso ascondevi, (10) come l'avo buono
che nell'irsuta mano cela un tardo (11)
facile dono.

Ai primi freddi, quando il buon villano
rinumerò (12) tutti i suoi bimbi al fuoco;
e con lui lungamente il tramontano
brontolò roco;

e tu quei cardi, in mezzo alle procelle,
spargesti sopra l'erica ingiallita,
e li schiudevi per pietà di quelle
povere dita...

Tutti spargesti i cardi irti e le fronde
fragili, e tutto portò via festante
la grama turba (13). Nudo con le monde (14)
rame, o gigante,

stavi, e vedevi tu la vita e il melo
vestiti d'oro e porpora (15) al riflesso
già delle nevi, e per lo scialbo (16) cielo
nero il cipresso.


10) Nei ricci spinosi nascondeva le castagne.
11) Perchè lo farà desiderare a lungo, anche se il dono è in realtà facile da ottenere.
12) Riunì.
13) La povera gente.
14) I rami spogli.
15) Per le foglie rossastre dell'autunno.
16) Pallido.


III

Per te i tuguri sentono il tumulto (17)
or del paiolo che inquieto oscilla; (18)
per te la fiamma sotto quel singulto (19)
crepita e brilla:

tu, pio castagno, solo tu, l'assai (20)
doni al villano che non ha che il sole;
tu solo il chicco,(21) il buon di più, tu dài
alla sua prole;

ha da te la sua bruna vaccherella
tiepido il letto (22) e non desìa la stoppia;
ha da te l'avo tremulo la bella
fiamma che scoppia.

Scoppia con gioia stridula la scorza
de' rami tuoi, co' frutti tuoi la grata
pentola brontola. Il vento fa forza
nell'impannata.

Nevica su le candide montagne,
nevica ancora. Lieto è l'avo, e breve
augura, e dice: tante più castagne,
quanta più neve. (23)



17) Il brontolio dell'acqua che bolle per cuocere le castagne.
18) Attaccato alla catena sopra il fuoco del camino.
19) Il sussultare del paiolo.
20) Quanto basta.
21) Le castagne sono come un dolce quasi superfluo ("il buon di più") per i bimbi poveri del montanaro.
22) Perchè con le foglie del castagno si fa uno strame soffice.
23) è credenza popolare che quanta più neve cade in inverno, tanto più abbondante sarà l'anno dopo il racconto.