Il pesco






Adolfo Cipriani, cui la lirica è dedicata, era il titolare di una ditta di arredamenti a Livorno: amico del Poeta, lo aveva agevolato nell'acquisto di mobili.

Penso a Livorno, a un vecchio cimitero (1)
di vecchi morti; ove a dormir con essi
niuno più scende (2); sempre chiuso; nero
d'alti cipressi.

Tra i loro tronchi che mai niuno vede,(3)
di là dell'erto muro e delle porte
ch'hanno obliato i cardini, (4) si crede
morta la Morte, (5)

anch'essa. Eppure, in un bel dì d'Aprile,
sopra quel nero (6) vidi, roseo, fresco,
vivo, dal muro sporgere un sottile
ramo di pesco.

Figlio d'ignoto nòcciolo, d'allora
sei tu cresciuto tra gli ignoti morti?
ed ora invidii i mandorli che indora
l'alba negli orti?

od i cipressi, gracile e selvaggio,(7)
dimenticàti, col tuo riso allieti,
tu trovatello in un eremitaggio
d'anacoreti? (8)


1) Ero quello protestante, a Livorno, com'è indicato in un abbozzo in prosa di questa poesia.
2) Perchè era chiuso e abbandonato da più di 50 anni.
3) Perchè era al di là di un muro di cinta.
4) Nessuno lo apre più.
5) Nel cimitero non veniva tumulato più nessuno e chi vi era sepolto poteva credere che la morte non esistesse più.
6) I cipressi.
7) Selvatico.
8) I cipressi severi e solitari.