Cavallino





Il Poeta ripensa alla sua giovinezza nel collegio di Urbino: c'era un poggio fiorito su cui giocava con i compagni, ma il ricordo è incerto e quell'immagine torna confusa alla memoria. Tuttavia quei luoghi lontani restano ancora un rifugio consolante di fronte alla realtà della vita.


O bel clivo fiorito (1) Cavallino
ch'io varcai co' leggiadri eguali (2) a schiera
al mio bel tempo (3); chi sa dir se l'era
d'olmo la tua parlante ombra (4) o di pino?

Era busso ricciuto o biancospino
da cui dorata trasparia la sera (6)?
C'è un campanile tra una selva nera,
che canta,(7) bianco, l'inno mattutino?

Non so: ché quando a te (8) s'appressa il vano (9)
desìo, per entro il cielo fuggitivo (10)
te vedo incerta vision fluire.(11)

So ch'or sembri (12) il paese allor lontano
lontano, che dal tuo fiorito clivo
io rimirai nel limpido avvenire.


1) Una collina vicino a Urbino.
2) I coetanei del collegio.
3) Nella mia giovinezza.
4) "Parlante" per il fruscio delle fronde.
5) "Ricciuto" per le foglie leggermente ripiegate.
6) Gli ultimi raggi del sole.
7) Annuncia con le campane le preghiere del mattutino.
8) Al poggio Cavallino.
9) "Vano" perchè il tempo della giovinezza non può più tornare.
10) Che sfuma indistinto nel ricordo.
11) Svanire.
12) Ti confondi col paese che sognavo come luogo ideale di vita, che a Urbino sembrava lontano nel futuro. Come da ragazzo il Poeta aveva sognato un futuro felice, così ora, insoddisfatto della vita, si rivolge al passato col medesimo desiderio di felicità.