Gloria



La lirica ha origine dall'episodio dantesco di Belacqua che rimane a riposare affinchè affrettarsi alla purificazione ("Purgatorio" IV. 106), ma il richiamo a Dante si muta immediatamente nella teorizzazione di un modo nuovo di poesia: la figura di Belacqua perde il significato negativo che aveva in Dante per diventare il simbolo del poeta che ascolta le piccole voci della natura, senza aspirare alla gloria: c'è quindi il rifiuto dei grandi temi oratori di origine carducciana e l'affermazione di un mondo poetico più umile.


- Al santo monte (1) non verrai, Belacqua (2) ? -

Io non verrò: l'andare in su che porta (3) ?
Lungi è la Gloria, e piedi e mani vuole; (4)
e là (5) non s'apre che al pregar (6) la porta,

e qui star dietro il sasso a me non duole,
ed ascoltare le cicale al sole,
e le rane che gracidano, Acqua acqua!


1) Al Purgatorio. (l'invito è ricalcato su parole dantesche)
2) Fors Duccio da Bonavia, liutaio fiorentino; in Dante, simbolo della pigrizia.
3) Che giova.
4) La salita è aspra e faticosa.
5) Il significato è doppio: l'ingresso al purgatorio e il conseguimento della gloria.
6) Con preghiere nel poema dantesco, con rinunce nel simbolismo di Pascoli.