Solitudine
L'affannarsi dell'uomo non è che un lontano ronzio per chi conosce la vanità delle cose e cerca la pace.
Da questo greppo solitario (1) io miro
passare un nero stormo (2), un aureo sciame (3);
mentre sul capo al soffio di un sospiro (4)
ronzano i fili tremuli di rame. (5)
è sul mio capo un'eco di pensiero (6)
lunga, né so se gioia e se martoro;
e passa l'ombra dello stormo nero,
e passa l'ombra dello sciame d'oro.
Sono città che parlano tra loro,
città nell'aria cerula lontane;
tumultuanti d'un vocio sonoro,
di rote ferree e querule campane.
Là, genti vanno irrequiete e stanche,
cui falla (7) il tempo, cui l'amore avanza
per lungi, e l'odio (8). Qui, quell'eco ed anche
quel polverio di ditteri, che danza. (9)
Parlano dell'azzurra lontananza
nei giorni afosi (10), nelle vitree sere; (11)
e sono mute grida di speranza
e di dolore, e gemiti e preghiere...
Qui quel ronzìo. Le cavallette sole
stridono in mezzo alla gramigna gialla;
i moscerini danzano nel sole;
trema uno stelo sotto una farfalla.
1) Ciglio di un fosso.
2) Stormo di uccelli.
3) Sciame di insetti.
4) A un lieve soffio di vento.
5) I fili del telegrafo.
6) Il ronzio dei fili è come l'eco delle parole scambiate di città in città.
7) Manca.
8) In città, l'amore e l'odio sono tanto sovrabbondanti che vengono trasmessi lontano col telegrafo.
9) Le vibrazioni dei fili sembrano il ronzio di una nuvola di insetti.
10) I fili del telegrafo portano notizie da luoghi lontani.
11) Chiare e fredde come il vetro.